Residenti esasperati: inutile ripulirli, è tempo perso
Una sorta di pulcino con cresta che regge nel becco l’immagine di un galeone, un teschio con due spade e la scritta «progetto pirata». Frasi amene vergate in nero («Cristo is back» ma anche «Ocio a ciò che respiri») e un portone sfregiato da decine di bombolette, trasformato in una tavolozza di degrado. Siamo nel cuore del Carmine, tra vicolo dell’Anguilla, via Bixio e la deliziosa piazzetta Guglielmo Forbek (dove regna l’atmosfera di rinomati borghi toscani): qui le mani dei grafittari da strapazzo non sembrano essersi placate. Se la polizia locale, grazie anche alla sua azione investigativa, ricorda che nel 2018 gli atti vandalici sui muri della città sono calati di un 30 per cento, i residenti di questo pezzo di centro storico non sembrano essersene accorti.
«Le azioni vandaliche proseguono — ci fa sapere un residente di via Bixio —. Abbiamo provato più volte a ridipingere i muri. Ma è un lavoro inutile. Tornano ad imbrattarli dopo pochi giorni. Tanto vale lasciarlo così. Ma chiediamo più controlli, magari anche l’installazione di telecamere». Stesso ragionamento sembra inseguito dall’università di Brescia, che in vicolo Dell’Anguilla ha l’ingresso della biblioteca di Economia e Giurisprudenza: negli anni le scritte sono state coperte più volte. Poi è subentrata la rassegnazione. E i graffiti attirano altri graffiti, in una sorta di declinazione perversa del meccanismo dei neuroni a specchio. Stesso discorso in piazzetta Forbek, dove sotto le finestre di un palazzo da almeno due anni ci sono obbrobri grafici di rara imperizia. A quelli già documentati dalle fotografie di Google maps (ottobre 2017). Ma se ci si sposta di poche centinaia di metri, in via Battaglie o via Fratelli Bandiera, la scenografia di base non cambia di molto. Sono le zone della movida più popolare e studentesca, dove un pirlo può contribuire a scatenare il raptus deturpatore (che però presuppone premeditazione, visto che bisogna munirsi preventivamente di bomboletta). Spostandosi in una zona più «signorile», come via Tosio, recentemente sono apparse scritte su un palazzo storico di recentissima ristrutturazione.
«Anche se nel 2018 il fenomeno del graffitismo è diminuito parecchio sappiamo bene che ci sono zone della città ancora colpite — spiega il commissario capo Francesco Natoli — . Ma non possiamo mettere telecamere ovunque, ne abbiamo già 122 in città. E non è per il costo in sé del dispositivo (circa 30mila euro): poi servono uomini che le visionino». Un apposito nucleo di polizia giudiziaria sta continuando a dare la caccia — anche sui social — alle crew «più famose» che hanno allentato la loro presa sul centro. Ma resta una flottiglia di pseudo writers, con la sfrenata pulsione di imbrattare per esistere.