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No al carcere per i writer. Verso la depenalizzazione del reato di imbrattamento

19/02/2019       Fonte: https://www.condominioweb.com/imbrattamento-facciate.15605

L’imbrattamento dei muri pubblici e privati è un fenomeno dilagante soprattutto nelle grandi città. Di conseguenza, se non espressamente autorizzata, può diventare lesiva dell’integrità dei beni immobili privati e pubblici e risultare dunque un reato perseguibile dalla legge.

La norma penale. Ricordiamo che l’art. 639 del Codice Penale(modificato e aggiornato con il D.L. 20 febbraio 2017, n. 14, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 18 aprile 2017, n. 48), prevede che chiunque, fuori dei casi preveduti dall’articolo 635, deturpa o imbratta cose mobili o immobili altrui è punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a cento tre euro.

Se il fatto è commesso su beni immobili o su mezzi di trasporto pubblici o privati si applica la pena della reclusione da uno a sei mesi o della multa da 300 a 1.000 euro.

Se il fatto è commesso su cose di interesse storico o artistico, si applica la pena della reclusione da tre mesi a un anno e della multa da 1.000 a 3.000 euro.Nei casi di recidiva per le ipotesi di cui al secondo comma si applica la pena della reclusione da tre mesi a due anni e della multa fino a 10.000 euro.

Nei casi previsti dal secondo comma si procede d’ufficio.Con la sentenza di condanna, per i reati di cui al secondo e terzo comma, il giudice, ai fini di cui all’articolo 165, primo comma, può disporre l’obbligo di ripristino e di ripulitura dei luoghi ovvero, qualora ciò non sia possibile, l’obbligo di sostenerne le spese o di rimborsare quelle a tal fine sostenute, ovvero, se il condannato non si oppone, la prestazione di attività non retribuita a favore della collettività per un tempo determinato comunque non superiore alla durata della pena sospesa, secondo le modalità indicate nella sentenza di condanna.

I principi della Cassazione. I giudici penali (Cass. pen., sez. II, 20 aprile 2016, n. 16371) hanno stabilito che i graffitari e i writers che imbrattano muri, viadotti, arredi urbani e mezzi di trasporto, commettono un reato, ma che tale reato può essere considerato meno grave se la superficie su cui lasciano il loro segno era già stata imbrattata da altri artisti di strada in precedenza.

Si tratta della vicenda che ha visto coinvolto “Manuinvisibile”, un giovanissimo writer sardo che aveva agito con delle bombolette spray nei pressi della stazione milanese di Lambrate.In primo grado, il tribunale lo aveva assolto, mettendo in risalto che “la parete in questione era già stata completamente imbrattata e deturpata da ignoti” e che il ragazzo “aveva agito con l’intento di abbellire la facciata e di effettuare un intervento riparatore realizzando un’opera di oggettivo valore artistico“.

Come se non bastasse, i giudici avevano evidenziato pure che le doti artistiche del writer in questione “erano state riconosciute dallo stesso Comune di Milano, giacché l’imputato era risultato vincitore di un bando inteso a rivalutare piazza Schiavone nel quartiere Bovisa mediante l’intervento di uno streetartist”.Pertanto, l’intervento di “Manuinvisibile” non era stato considerato un imbrattamento del muro ma piuttosto “l’esecuzione di una iniziativa artistica”.

Dopo il ricorso del pm, la Corte di Appello ha ridimensionato la piena assoluzione del primo grado e ha ritenuto il writer non punibile soltanto a causa della tenuità del fatto, dal momento che il muro da lui imbrattato era già stato deturpato da ignoti.

Giunto in cassazione, gli ermellini hanno ritenuto “inammissibile” il ricorso del Pm poiché troppo severo nei confronti di un ragazzo incensurato.

In conclusione, la «particolare tenuità del fatto» salva l’artista di strada dal reato di «imbrattamento di cose altrui» per aver disegnato con lo spray la facciata di un palazzo già deturpato da altre scritte.

La nuova proposta di legge. “No al carcere per i writer“è il concetto base della proposta di riforma di legge presentata martedì 12 febbraio alla Camera dei deputati. Da quanto appreso dagli organi di stampa, a presentare la modifica dell’articolo 639 c.p. è stato Erasmo PALAZZOTTO, parlamentare di Liberi e Uguali.

La proposta di legge mira a modificare l’articolo 639 del codice penale “in materia di deturpamento e imbrattamento delle cose altrui” e prevede la depenalizzazione totale per tutti i reati di questa natura, commutandoli in ammende fino a 10mila euro più il pagamento delle spese sostenute per il ripristino dei luoghi.

Si cancella, inoltre, la procedibilità d’ufficio, tranne che nei casi in cui sono coinvolti beni di interesse storico o artistico, negli altri casi l’azione sanzionatoria avviene solo su querela di parte. Inoltre, dalle notizie apparse in rete, secondo l’avv.

Melillo (che ha difeso decine di writer finiti a processo), l’obbiettivo della proposta è quello di eliminare le pene detentive e le multe attualmente previste e mantenendo, quale unica sanzione punitiva, un’ammenda (di conseguenza, il reato in questione diventerà una semplice contravvenzione, di competenza del giudice di pace).

Secondo l’avvocato,tale impostazione risponde non solo al principio di ragionevolezza, ma anche di economia processuale, principi fondamentali che dovrebbero orientare il legislatore.

Infine, secondo Cegna (giornalista), in tema di writer, dal forviante dibattito decoro vs. degrado si esce parlando di cura, e costruendo città per tutte e tutti.