
Fino a qualche anno fa, il Tribunale di Milano trattava decina di denunce. Perché deturpare o imbrattare “cose mobili o immobili” è un reato penale. Ma ci sono due elementi che giocano a favore dei vandali: serve una querela della persona offesa e la multa arriva fino a 103 euro. Un rischio, quindi, che chi sfida il sistema ritiene di poter correre. Anche se la pena sale nel caso in cui i fatti avvengano ai danni di “cose di interesse storico o artistico”: reclusione da tre mesi a un anno e multa da 1000 a 3000 euro. Nei casi di recidiva, si può finire in galera fino a due anni e la sanzione sale a 10.000 euro. Ma il codice è mai stato applicato?
«La presenza di una cultura underground più o meno attiva e di azioni di contrasto più o meno efficaci – spiega Marco Amico, uno dei massimi esperti milanesi di graffiti e fondatore, nel 2015, della società Doctor Wall – fanno sì che il numero di writer attivi su un determinato territorio possa essere molto diverso. Milano, invece, è già imbrattata, quindi gli autori avranno poche remore a lasciare l’ennesimo segno».
C’è una soluzione? Accanto a murales di qualità, che a volte coprono tag e segni realizzati come espressione del proprio egocentrismo, l’unica soluzione sembra quella di intervenire sugli effetti. «Loro sporcano di notte e noi puliamo di giorno. Non importa – precisa Amico – quanto scriveranno. L’importante è essere costanti. Ecco perché abbiamo pensato a una formula in abbonamento che, per un condominio di 12 alloggi, ha un costo di 37 euro annui a famiglia. E il palazzo è protetto per sempre dai graffiti».