Non c’è parete dell’antico porto di Milano che oggi non abbia un tag, un messaggio di dissenso o scritte d’amore per lasciare un segno. Su Instagram la nuova denuncia di chi vive, da cittadino o da turista, un luogo diventato otto anni fa simbolo della rinascita del capoluogo lombardo. Una battaglia che sembra persa e che richiede interventi urgenti, costi quel che costi.
Otto anni fa, pochi mesi dall’apertura di Expo 2015 e prima che venisse completato il progetto di riqualificazione, i muri dell’antico mercato della Darsena vennero riempiti di graffiti. L’allora assessora ai lavori pubblici, Carmela Rozza condannò il gesto come «vergognoso», annunciando un appalto da un milione e mezzo di curo per pulire la città.
Oggi, però, non c’è parete dell’antico porto milanese dei Navigli, quello Grande e quello Pavese, che non abbia un bombing, un backjump, un throw-up. Fanno da sfondo alle passeggiate serali durante le afose serate estive. E non si tratta solo di “opere realizzate da writer professionisti. Molto spesso, sono scritte confuse, realizzate dai cosiddetti Toy e quindi senza un reale significato. Ammesso che lo abbiano e siano invece solo azioni vandaliche.
Perché, basta che inizi uno e molti altri gli vanno dietro. Anche solo per divertimento o per lasciare un segno del proprio passaggio. «Una situazione che peggiora di giorno in giorno – evidenzia Marco Amico, fondatore di Dottor Wall perché il degrado giustifica altro degrado».
